Il pathos che educa. Contributo a una pedagogia della finitudine

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Luca Refrigeri
Emanuele Isidori

Abstract

In tutte le civiltà umane, il dolore, pur con le implicazioni negative che esso sembra comportare dal punto di vista concettuale, soprattutto per il suo legame con la morte, è sempre stato visto – più o meno implicitamente – come un’esperienza educativa in grado di potenziare lo sviluppo umano in una situazione di limite o di eventuale “fine” dell’esistenza (Mantegazza, 2002). Il riconoscimento che il dolore e la sofferenza implicita in esso “modificano” l’essere umano sia nella sua dimensione fisica che mentale e preludono ad una sua trasformazione che avviene sotto il segno dell’ermeneutica che permette la comprensione dei significati della vita della persona e della sua relazione con il mondo circostante e con gli altri, è stata ed è il punto di partenze di molte pedagogie antiche e moderne (Garelli, 2001). Il potere di modifica/trasformazione e il potenziale educativo del dolore – concetto centrale, ad esempio, nelle teorie del filosofo e psichiatra Viktor Frankl [1905-1997] – è stato intuito dalla civiltà greca. I Greci hanno compreso l’universalità dell’esperienza del dolore umano e hanno assegnato ad essa un posto rilevante nella loro paideia quale sistema etico, religioso ed educativo finalizzato alla formazione delle nuove generazioni. Il pathos è un nucleo di emozioni e sentimenti nel quale trovano posto le esperienze che l’essere umano come soggetto individuale, essere comunitario e membro di una specie, sperimenta nell’arco della sua esistenza: il dolore, il male, la morte, la sofferenza, la gioia. Tutti concetti che, oltre a rimandare ad una gamma emozionale studiata da specifiche pedagogie nella loro forma di tecniche dell’anima e del corpo, sembrano spesso restare inspiegabili allo sguardo del pensiero razionale. Il pathos rimanda all’“oscurità”, da intendersi come quel coacervo di emozioni che sembra impenetrabile allo sguardo della ragione. In questo articolo metteremo in evidenza, attraverso un approccio di ricerca di tipo ermeneutico, come il pathos rappresenti, di fatto, il nucleo etico ed educativo del concetto di finitezza umana e come da esso si possa partire per delineare una pedagogia nichilistica attiva della finitezza in grado di disvelare nella sfida alla morte, al dolore e alla sofferenza, il senso e il significato profondo della vita umana dinanzi ai suoi limiti estremi.


 

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Sezione
Saggi

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