Educare in "tempi bui". Discorsi d'odio e responsabilità pedagogiche
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Abstract
In ambito pedagogico l’odio si è presentato, il più delle volte, come zona d’ombra da schiarire, materialità da sublimare, ostacolo da rimuovere attraverso opportune e adeguate azioni educative. Nell’attuale scenario, quella pedagogia che ha maturato le proprie posizioni nel “post-guerra fredda” – la pedagogia dell’et-et, della sintesi, della negoziazione dei conflitti ecc. – è costretta a confrontarsi con una pervasiva educazione sociale a un odio (variamente declinato) non intendibile solo quale residuato d’altri tempi o effetto d’una mancata (o insufficiente) educazione, bensì come contenuto e prassi di culture che lo teorizzano e praticano quale facilitatore di aggregazione, di identità, di “bene non comune”. Il presente contributo esplorerà possibilità e responsabilità d’una pedagogia che intenda “aggredire” il/i discorso/i sull’odio, cogliendone tutte le implicazioni educative e collocandolo entro le criticità economiche, sociali e democratiche che affliggono la contemporaneità.