Affermative action pedagogy e hate speech
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Abstract
Nel 2019 si può morire di insulti lapidati da parole digitate da utenti in rete che, dimentichi del peso della singola parola, hanno compiuto una scissione tra identità analogica e digitale attraverso il filtro dello schermo (Turkle, 1997) .
Dinanzi a questo massacro linguistico dobbiamo attivare delle riflessioni attorno a dispositivi pedagogici in grado contrastare gli hate speech promuovendo processi di “rivoluzione gentile” basata su categorie cognitive e valoriali dimenticate: libertà, gentilezza e dono.
Ci troviamo di fronte a un pericoloso scorrere di eventi narrati e commentati con parole, mal scritte e piene di livore e di violenza ed è per questo che dobbiamo ridefinire lo stile con cui si parla in rete e diffondere l'attitudine positiva della scelta di parole con cura e consapevolezza, perchè le parole sono importanti.
Qui si vuole presentare una piattaforma pedagogica teorico-pratica al fine di aumentare il livello di consapevolezza nei confronti di quanto si dichiara sui social media e a veicolare i messaggi in maniera appropriata promuovendo un dibattito che utilizzi un linguaggio rispettoso e non ostile, evitando che la rete possa diventare una zona franca dove tutto è permesso ed educando le comunità di riferimento a una responsabilità intesa levinasianamente, ricordando che gli insulti non sono argomentazioni, come dichiarato ne “Il Manifesto della comunicazione non ostile per la politica” e pertanto si deve cominciare a migliorare il livello del dibattito pubblico.
Si reputa dunque necessario sviluppare riflessioni di natura pedagogica orientate alla formazione di donne e uomini il cui obiettivo primario sia quello di prevenire e contrastare l’incitamento all’odio, alla violenza e all’intolleranza.